E’ stato scritto che Bella addormentata è un’opera complessa. Verissimo.
Per questo, il maggiore torto che si può fare (ed è stato fatto) a Bellocchio sta nell’appiattire il suo film sul fatto di cronaca cui fa riferimento, il “caso Englaro”, magari per accusarlo (anche questo è stato fatto) di non essere stato abbastanza esplicito (o di esserlo stato troppo) nel condannare le persone, la mentalità o le istituzioni che, su quel “caso” presero posizioni ideologiche, spendendo improvvide parole e mettendoci la faccia.
In realtà, quelle parole e quelle facce ci sono tutti (o quasi) in Bella addormentata, solo che rimangono sullo sfondo, relegati come fantasmi inquietanti sui monitor televisivi onnipresenti e sempre accesi, che tutti guardano e molti commentano; ma non sono loro i protagonisti del film di Bellocchio, che come al solito è molto più interessato a raccontare gli esseri umani in rapporto con la realtà, piuttosto che preoccupato di lanciare messaggi pro e contro questo o quella interpretazione della realtà stessa.
Certo Bellocchio non rinuncia alle proprie idee (ci mancherebbe!), ma da vero laico e da vero artista tende a dar loro vita nell’uso artistico e autonomo del linguaggio, sortendone un’opera, appunto, complessa.
Quattro sono le vicende umane che s’intrecciano sullo sfondo di un “caso” ormai storico, e in modo specifico intorno al tema della “giusta morte”. C’è il deputato PdL, interpretato da Toni Servillo (Bellocchio assicura di aver preso spunto da un caso reale), che, facendo appello alla propria coscienza vorrebbe votare contro la legge liberticida proposta in Senato dal proprio partito e subito dopo dare le dimissioni, ma viene reso impotente dal precipitare dei fatti (la bagarre dopo l’annuncio della morte della Englaro) e riportato ad abbracciare la figlia Maria (Alba Rohrwacher), la quale, animata da ideologia ultra-cattolica, rifiutava di parlargli a causa delle sue posizione laiche; ma ora, dopo di aver disertato le manifestazioni davanti all’ospedale di Udine per correre tra le braccia di un ragazzo del partito avverso (con tanto di fratellino fanatico, sino al punto di risultare disturbato di mente), sembra aver scoperto per esperienza esistenziale il divario esistente tra vita e ideologia.
Poi, Bellocchio chiama in causa una grande attrice francese (Isabelle Huppert) che, un po’ Medea e un po’ Lady Macbeth, sacrifica la propria carriera per accudire la figlia in coma, aspirando alla santità, ma ignorando le richieste d’aiuto professionale del figlio (Brenno Placido), aspirante attore; e, ancora, investe direttamente su suo figlio Pier Giorgio, chiamandolo a interpretare il ruolo “positivo” di un medico che con tenacia assiste per un’intera notte una tossicodipendente (Maya Sansa) con vocazioni autolesioniste e suicide.
L’argomento di Bella addormentata, in cui qualcuno ha voluto leggere anche la metafora dell’Italia, cessa così di essere solo il “caso Englaro” e si allarga sino a investire direttamente il rapporto degli esseri umani con la morte e con la vita.
Quello che ne sortisce è un film grande e ambizioso.
Solo in piccola parte appesantito in fase di sceneggiatura da una certa programmaticità data dall’intrecciarsi delle storie e dei loro contenuti (ideologia, amore, fanatismo, etica professionale), perché, ancora una volta, anche proprio in virtù di questi schemi narrativi, dei quali però sembra aver bisogno, Bellocchio manifesta appieno le proprie migliori qualità nel lavoro di regista: mai riconciliato, sempre alla ricerca di uno sguardo autentico sulla realtà; comunque, autore di un’opera sincera, personale, che non lascia mai indifferenti.
(di Aldo Viganò)
BELLA ADDORMENTATA
(Italia, 2012)
Regia: : Marco Bellocchio
Soggetto e sceneggiatura: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli
Fotografia: Daniele Ciprì
Scenografia: Marco Dentici
Costumi: Sergio Ballo
Musica: Carlo Crivelli
Montaggio: Francesca Calvelli
Interpreti: Toni Servillo (Uliano Beffardi), Isabelle Huppert (Divina Madre), Alba Rohrwacher (Maria Beffardi), Michele Riondino (Roberto), Maya Sansa (Rossa), Pier Giorgio Bellocchio (Pallido), Brenno Placido (Federico), Fabrizio Falco (Pipino), Gianmarco Tognazzi (marito Divina Madre), Roberto Herlitzka (lo psichiatra), Gigio Morra (il persuasore), Federica Fracassi (madre di Roberto e Pipino)
Distribuzione: : 01 Distribution
Durata: un’ora e 50 minuti