E’ il protagonista di “E’ stato il figlio” di Daniele Ciprì, per la prima volta senza Maresco. E’ uno degli interpreti di “Bella addormentata” di Marco Bellocchio, ispirato alla storia di Eluana Englaro e accompagnato prima e durante le riprese da accese polemiche. Sta girando “La grande bellezza“, il nuovo film di Paolo Sorrentino, che comprende nel cast anche Carlo Verdone e Sabrina Ferilli. Tutti dati che ribadiscono inequivocabilmente come Toni Servillo sia oggi l’attore italiano più richiesto dal cinema d’autore.
Di cosa parla “E’ stato il figlio” ?
E’ il primo film diretto da Daniele Ciprì da solo, cioè senza Maresco. Protagonista della storia tratta dal romanzo dello scrittore palermitano Roberto Alajmo, è la famiglia Ciraulo, la classica famiglia allargata di poveri cristi che vivono in condizioni di grande disagio. Il capofamiglia Nicola, interpretato da me, ha due figli di 8 e 20 anni e si arrangia raccogliendo e vendendo ferro vecchio abbandonato in fabbriche dimesse. Un giorno in seguito a un incidente con un tram nelle strade del centro, la sua bambina resta uccisa e dopo qualche tempo l’uomo scopre che lo stato risarcisce con ingenti somme le famiglie vittime di omicidi anche colposi e così la famiglia si trova improvvisamente a vivere una condizione di benessere. Da questo momento il film racconta la metamorfosi di questo nucleo e in particolare mette a fuoco la ‘miseria della ricchezza’.
Da “Morte di un matematico napoletano” del 1992 a “Il gioiellino”, hai girato poco meno di 20 film in un arco di 20 anni. Una bella media considerando la tua intensa attività teatrale. In questo periodo ti dividi freneticamente tra set, palcoscenici e postazioni per letture poetiche.
Si, negli ultimi anni ho lavorato molto nel cinema, nel 2010 sono usciti addirittura quattro film dei quali sono protagonista. Per ora riesco a dividermi tra cinema e teatro senza penalizzare nessuna delle due forme espressive. Quest’inverno, ad esempio, ho portato ancora in giro Sconcerto e dopo il debutto a Napoli il recital poetico Toni Servillo legge Napoli nel quale leggo brani di poeti e scrittori di ieri e di oggi (Viviani, Eduardo, Russo, Di Giacomo, Moscato, Borrelli, De Giovanni, Montesano).
E dopo il film di Ciprì ho avuto il piacere e l’onore di girare un film con un grande maestro come Anghelopulos, ma è durato poco perché come si sa il regista greco è rimasto vittima di un tragico incidente durante le riprese. E’ stata una grande perdita che ha scioccato tutta la troupe. Il film è rimasto incompiuto e non sarà facile trovare un regista in grado di portarlo a termine con armonia formale e compattezza stilistica. Anghelopulos dopo aver visto Il Divo, mi ha cercato per propormi il ruolo del protagonista nel suo nuovo film ambientato in Grecia. Lui, si sa, ha sempre avuto un buon rapporto con il cinema italiano sia in termini di coproduzioni che per la scelta di alcuni attori come Mastroianni e Volontè. Ci siamo incontrati sul set di Ciprì in Puglia e ci siamo subito intesi per un rapporto professionale. Al centro della storia ambientata nel porto del Pireo di Atene, c’è il conflittuale rapporto tra un uomo che vive con l’immigrazione clandestina e sua figlia appassionata di teatro che frequenta una compagnia della città che sta provando L’opera da tre soldi di Brecht. C’è insomma un conflitto culturale e generazionale che naturalmente è anche uno spaccato del dramma economico che la Grecia sta vivendo, ci sono anche molte scene di massa.
A parte Martone con il quale hai lavorato molto nei primi anni ’90 per poi farti dirigere di nuovo in “Noi credevamo”, l’autore al quale devi sicuramente molto è Paolo Sorrentino, anche perché grazie ai suoi film sei diventato uno dei volti più popolari del cinema italiano.
Non c’è dubbio. I film che ho fatto con lui, L’uomo in più, Le conseguenze dell’amore e Il Divo, hanno auto un grande successo di pubblico e di critica e sono stati accolti con entusiasmo nelle sale e nei Festival di mezzo mondo. Con Paolo si è creato subito un rapporto speciale, una sintonia intellettuale e artistica particolare, un alchimia sul set che vantano solo alcuni binomi regista-attore storici nel cinema. Quando lavoro con Paolo sento come principio sottile il fatto che il regista quasi mi mandi avanti, a testimoniare zone che lui non riesce ad esprimere proprio per il ruolo che ricopre, che è quello di essere e rimanere nascosto. Quando mi è stato proposto di portare in televisione Sabato, domenica e lunedì del quale sono stato interprete e regista a teatro, ho voluto che fosse diretto da Sorrentino che ha fatto un lavoro egregio.
Quali sono i tuoi autori e attori preferiti?
Amo molto alcuni maestri dell’Est come Tarkovskij Kieślowski, Sokurov e poi Rossellini, De Sica, Truffaut. Come attori ce ne sono tanti ma su tutti De Niro e Al Pacino.
L’Italia di oggi è messa abbastanza male. Nel campo dello spettacolo e della cultura poi la situazione è drammatica.
Lo scorso anno sono stato a Sarajevo dove ho fatto Sconcerto con l’orchestra sinfonica locale. Mi hanno raccontato che durante i quattro anni di assedio gli orchestrali non hanno mai saltato una prova, non hanno mai chiuso i teatri e la Biblioteca centrale. Il nostro paese non è in guerra ma lo scenario culturale è peggiore: si continuano ad aprire centri commerciali e multiplex e a chiudere le vecchie sale, i piccoli teatri e i luoghi della cultura.
(di Alberto Castellano)