Iniziando dalla zona delle Cinque Terre il panorama delle sale cinematografiche dalle origini del cinema ad oggi porta soprattutto i segni di innumerevoli vuoti causati nel corso del tempo da una molteplicità di ragioni che sarebbe troppo lungo ricordare. Tengono ancora alta (quanto e soprattutto fino a quando?) la bandiera a Levanto il Nuovo Roma e lo Sport con inserimento di arene estive ed un apprezzato festival fortemente voluto dalla famiglia Morandini, episodicamente si accendono gli schermi sulle notti estive anche a Moneglia e Portovenere.
Ma è avvicinandosi a La Spezia che ci si accorge di quanti cambiamenti sono avvenuti: l’avvento di una grande multisala come “Il Megacine” ha assestato il colpo di grazia ad un complesso di sale di grande rilevanza che da molti anni ormai si andavano rarefacendo.
Dal piccolo locale situato nel quartiere della Chiappa scendendo si è visto chiudere il glorioso Monteverdi, enorme cinema teatro con furoreggiare di avanspettacoli. Chiuso ormai da oltre un decennio l’Odeon del mitico gestore Beltramo (sembra peraltro che vi sia già più che un’intenzione da parte del Comune della città per una riapertura), stessa sorte per il Civico che, rimasto dopo una accurata opera di risanamento teatro di importanza non solo regionale, si è lasciato dietro solo la memoria di splendidi percorsi di cinema legati alle figure dell’indimenticabile Enzo Ungari che con Franco Ferrini, Enrico Oldoini ed altri appassionati ha segnato un’epoca.
Passato definitivamente a luci rosse il Diana hanno chiuso anche il Marconi e lo Smeraldo (dopo una velleitaria e breve trasformazione in multisala) mentre l’Astra ha concluso il suo percorso diventando un superstore. Restano il Controluce Don Bosco che guidato da un gruppo di ex-oratoriani dopo un periodo di assoluto fulgore tra gli anni’80 e 2000 (decine di interventi di registi di assoluto prestigio con attori e sceneggiatori e rassegne mirate di grande consistenza) continua caparbiamente a resistere. Così come resiste il Cinema Nuovo diventato tale dopo decenni di esistenza come Unione Fraterna ed un lungo periodo di chiusura negli anni ’80 per un completo restauro sotto la guida di due appassionati filmmaker come Tedoldi e Corvi (un po’ troppo frettolosamente dimenticati) ed oggi affidato alle cure di Silvano Andreini per una programmazione di qualità.
Ma tra gli anni sessanta e gli ottanta e qualche volta anche oltre anche la periferia spezzina presentava diverse interessanti realtà; a cominciare dal parrocchiale Candor di Mazzetta che ha finito i suoi giorni sotto la cura di un autentico personaggio che ha fatto senz’altro un po’ di storia in questa zona. Si tratta di Carlo Roda vera memoria storica ed inesauribile fonte per collezionisti e non solo grazie ad una collezione sterminata di “pellicole” d’epoca. Lo stesso che aveva tentato per un breve periodo la riapertura di un vecchio locale cittadino profondendo i suoi sforzi per rianimare il Garibaldi del Canaletto costretto poi alla chiusura. Stessa sorte per il parrocchiale Palmaria di Canaletto stroncato dalla assoluta vicinanza del Megacine. Stessa causa probabile per la chiusura di un’altra storica sala del centro città come il Cozzani diventato sala bingo.
Le avvertenze della crisi delle periferie aveva coinvolto già negli anni settanta il Volta e l’Augustus di Migliarina, una sala nella località Limone (diventata palestra) e ben due locali in località Termo. Da dove proseguendo si trova solo il ricordo di un piccolo cinema ad Arcola e del Verdi di Romito Magra (finito addirittura distrutto da un incendio e per anni sotto l’oculata gestione di Pino Trefiletti ancora oggi ad una bella età memoria storica dei tempi andati). Ma anche la riviera spezzina non si faceva mancare il fascino del cinema in sala, basti ricordare a S. Terenzo il Mantegazza e soprattutto il Giardino che sotto la ferrea direzione dell’allora parroco cinefilo Mons. Attilio Castiglione era attrezzato in maniera avveniristica per proiezioni al chiuso in inverno ed all’aperto per le estati con anche una ventennale presenza di attività di cineforum in cui non era raro incontrare il mitico padre Angelo Arpa.
Oggi in quella zona resta solo l’Astoria di Lerici con programmazioni soprattutto di qualità ed annessa arena estiva sotto la guida dell’intraprendente Davide Borghini. Per l’altro locale chiuso nell’80 il Goldoni un avvenire di attività bancarie. Anche Ameglia ebbe nel dopoguerra la sua sala situata all’incrocio tra il piano ed il paese e voluta da quel Onelio Moretti che praticava l’attività di proiezionista a bordo di transatlantici. A voler essere pignoli bisogna riconoscere ad Ameglia la voglia di cinema perché da svariati anni nell’incantevole area adiacente al palazzo comunale nel centro storico nel periodo estivo vengono promosse rassegne di indubbio interesse.
Per Sarzana per fortuna è andata meglio perché a partire da ben prima del secondo conflitto mondiale esisteva una piccola sala (Marconi) cui successe il Moderno oggi multisala molto attiva (sei sale con 3D e digitale) che sotto la guida di Alberto Taponecco e Mimo Modaffari è un vero e proprio polo di attrazione per l’intera vallata ed oltre con periodiche rassegne mirate e cineforum. Fino a pochi anni fa si proiettava cinema anche nell’incantevole Teatro Impavidi oggi destinato specificamente a spettacoli teatrali e musicali. Un’altra presenza costante è rappresentata dal cinema parrocchiale Italia che nato nei primi anni cinquanta dalla volontà dell’allora parroco Giacinto Bertonelli è presente con una destinazione prevalentemente d’essai e vede al suo interno un cineforum attivo dal 1962.
Ma forse per capire la vocazione al cinema di queste zone bisogna spingersi ancora oltre nel territorio fino a Castelnuovo Magra dove agli inizi del novecento la famiglia Carlini curava proiezioni viaggianti con la lanterna magica ed in seguito diede vita prima a proiezioni nel vecchio teatro nel centro storico del paese e poi costruì nel piano il Cinema Luni famoso a suo tempo per aver avuto per primo la possibilità di passare dal muto al sonoro. Ha chiuso negli anni settanta seguito poco dopo dal cinema Centrale (i due locali distavano 200 metri). Vi era tra loro una collaborazione commerciale tra la famiglia di Armando Carlini (figlio del pioniere) e quella di Mario Bello e Afra Pierantoni (gestori del Centrale).
Negli anni sessanta un locale circolo culturale (“LA VETTA” anch’esso defunto) nei due locali propose per un periodo consistente rassegne ancora oggi ricordate (free-cinema, cinema novo brasiliano, nouvelle vague, espressionismo tedesco, cinema americano noir anni trenta). Del gruppo faceva parte anche un locale situato al confine con la Toscana: il Dogana di Ortonovo affidato al genero di Carlini di nome Licio Bologna.
Possiamo aggiungere l’aneddoto relativo al figlio di Bologna (Sergio) che imparò il mestiere insieme alle sorelle seguendo soprattutto le arene estive che per un ventennio ed oltre il gruppo gestì a Marinella di Sarzana e Fiumaretta di Ameglia per diventare gestore del mitico Politeama di Carrara in anni recenti fino alla chiusura attuale per problemi che troveranno, forse, soluzione in tribunale.
Risalendo da Sarzana verso la Lunigiana si ricordano a S. Stefano prima un piccolo parrocchiale sotto l’edificio della chiesa dove era presente un 16 millimetri che alcuni giovani del posto usarono anche per brevi cineforum.
Il locale industriale era rappresentato dal Lux situato lungo la statale e gestito dalla famiglia Vannucci/Lucà e chiuso negli anni ’80, diventato in seguito supermercato ed oggi acquisito dal locale Comune per insediamento di uffici. Un piccolo locale ebbe breve esistenza anche ad Albiano mentre per qualche decennio fu presente ed attivo a Ceparana (frazione del comune di Bolano) il PERLA in origine con la gestione Angeletti ed in seguito (dal 1970 fino alla chiusura nel 1985) gestito da Mario Lucà con frequenti rassegne di stampo cineforistico. Procedendo verso Fivizzano si incontravano il Castello di Pallerone (all’interno dello storico castello), il Moderno di Gragnola e l’Ideal di Monzone (edificato specificamente con tanto di galleria e chiuso nel 1960. Infine a Fivizzano il cinema Vittoria gestito ai primordi da Mattei Enrico cui subentrò Bozzoli Alfonso che aveva ceduto analoga attività tra Reggio Emilia e Modena per tentare la fortuna in Lunigiana. Dal 1952 al 1974 subentrò il figlio Gianfranco, poi la chiusura, oggi nei locali è insediato un istituto bancario. Ma il vero centro propulsore dell’attività cinematografica nella vallata fu Aulla dove dapprima si insediò un’arena nella piazza antistante la stazione ferroviaria e poi furono costruiti ben due locali l’Italia e il Nuovo. Gestiti dapprima da persone del luogo (Osmo Mattei, Fiorentini) conobbero il loro momento di boom quando il Nuovo venne gestito da Vincenzo Lucà che con i figli Mario e Giuseppe fu presente in varie realtà.
In anni molto recenti (nuovo millennio) dopo la chiusura dell’Italia il Nuovo conobbe una nuova gestione fino alla chiusura pochi anni fa. Nel frattempo però il Comune di Aulla provvide alla creazione di una vasta sala multimediale (circa 400 posti) in ambienti sottostanti il palazzo comunale. La gestione venne affidata a Mario Lucà (successore col fratello Giuseppe del patriarca Vincenzo) che riuscì a creare un’attività molto seguita con attenzione al Cinema di qualità (cineforum e rassegne) ed alle proiezioni per le scuole.
La recente alluvione ha cancellato il locale. Ma i Lucà sono presenti da decenni anche nella vicina Terrarossa con un locale di proprietà (il Verdi) ed a Villafranca Lunigiana dove l’amministrazione comunale ha riadattata una sala già attiva fino ad una ventina di anni fa come cral della Montedison. Oggi forse è questo il locale di maggior prestigio della zona con prime visioni, rassegne, proiezioni per le scuole di ogni ordine e grado.
Resta Pontremoli dove ancora resiste il Manzoni (recentemente digitalizzato) dove uno strenuo drappello di volontari cura proiezioni “ordinarie” dal venerdì alla domenica ma allestisce anche (in primavera ed autunno) rassegne e proiezioni per le scuole. Ha chiuso al cinema dopo una onesta carriera il Teatro La Rosa oggi ritornato all’antico splendore dopo una complessa opera di restauro che lo vede insieme al Quartieri di Bagnone polo teatrale di eccellenza. E pensare che il cinema nel dopoguerra era presente in una piccola sala addirittura nella zona di Arpiola. Sic (forse) transit gloria cinema ma forse importante è e sarà resistere.
(di Ariodante Roberto Petacco)