Siamo nel Mississipi razzista e ultraconservatore del 1962. Fresca di laurea e animata da astratti furori di denuncia e ansie di battaglie a favore dei diritti civili, una ragazza della società “bene” torna a casa e progetta di scrivere un libro nel quale racconti le condizioni di vita delle moltissime domestiche di colore senza le quali nessuna famiglia bianca sarebbe in grado di allevare i propri rampolli destinati, una volta adulti, a perpetuare con pervicacia odiosa tutte quelle norme e principi che regolano le dinamiche di sperequazione sociale e razziale di cui sono le prime vittime proprio le colf (gli “aiuti” del titolo). Tratta dall’omonimo best seller planetario di Kathryn Stockett e diretta con grande attenzione ai fazzoletti e alla melassa ma anche al buongusto dal regista del non molto visto “Pretty Ugly People”, questa commedia per signore piena di signore più o meno ciniche e cattive e di domestiche ridotte al rango di schiave cui la giovane scrittrice protagonista vorrebbe dare una voce è un curioso mix di convinto impegno civile, buonismo hollywoodiano che strizza gli occhi alle imminenti nomination agli Oscar e anche una scaltra attenzione al business (visto che gli splendidi abiti indossati dalle attrici sono subito diventati di culto al punto da essere stati trasformati in una linea che si vende a gonfie vele online). Cast comunque superbo così come la maniacale ricostruzione degli ambienti.
(di Guido Reverdito)
The Help
(Usa, 2011) di Tate Taylor, con Emma Stone, Viola Davis