Gli Emotivi Anonimi sono gruppi di auto aiuto per persone estremamente timide e funzionano come gli Alcolisti Anonimi. Li abbiamo visti tante volte al cinema: i partecipanti si dispongono in cerchio e a turno raccontano agli altri ciò che li affligge. Al regista francese Jean Pierre Améris è capitato di prendere parte ad alcune di queste riunioni – di emotivi, non di alcolisti – ed avendone tratto un’esperienza positiva, ne ha ricavato un film, Les Emotifs Anonymes. L’emotività rende difficili le relazioni affettive, crea sofferenza e solitudine ma anche situazioni perfette per lo sguardo cinico della commedia. E Améris, ispirandosi a Blake Edwards, ha realizzato una commedia romantica, dolce e amara come il cioccolato, l’alimento di cui si è servito per far incontrare i protagonisti della sua storia, due grandi emotivi: Angélique Delange – Isabelle Carré – la più grande chocolatière di Francia che, a causa della timidezza crea i suoi sublimi cioccolatini nell’anonimato e Jean René Vandenhugde – Benoit Poelvoorde – proprietario di una fabbrica di cioccolato che sta per fallire.
Lui racconta le sue paure ad uno psicanalista, lei, alter ego del regista, ad un gruppo di Emotivi Anonimi. Per entrambi il cioccolato è tutta la loro vita. E’ una storia delicata, ironica e divertente e il lieto fine, con la complicità del cioccolato, è inevitabile. Tutti coloro che hanno visto Bianca di Nanni Moretti e ricordano l’enorme vaso di nutella predisposto in cucina contro la depressione notturna, sanno che il cioccolato favorisce la secrezione a livello cerebrale della serotonina, una triptamina conosciuta anche come l’ormone del buon umore. Sanno cioè che il cioccolato ci rende meno infelici. Pare che nel sangue degli innamorati, nei primi tre mesi del loro innamoramento, si riscontrino grandi quantità di serotonina che poi, progressivamente e inevitabilmente, va diminuendo per lasciare posto al più duraturo bisogno di cioccolato.
Tra i deliziosi cioccolatini preparati da Angélique si sentono citare, nella versione originale, le tuiles aux cépes, letteralmente: “le tegole ai funghi”. Le tuiles sono sfoglie sottili piegate su se stesse come le tegole del tetto – le tuiles, appunto – da qui il loro nome. Possono essere salate, come le tuiles al parmigiano, oppure dolci. Quelle di Angélique sono al cioccolato con un sentore di funghi. Procurarsi l’aroma di fungo da utilizzare in pasticceria non è cosa semplicissima ma non disperiamo che possiate riuscirci.
Realizzare delle tuiles al cioccolato è invece piuttosto semplice. Per circa 20 tuiles del diametro di 7 cm occorrono: 15 g di ottimo cacao amaro in polvere; 75 g di zucchero fine; 15 g di farina 00; 20 g di burro e l’albume di un uovo. Mescolate cacao, zucchero e farina, unite il burro fatto fondere a bagnomaria e lavorate ancora. Infine aggiungete l’albume e sbattete il tutto vigorosamente. Prendete il composto con un cucchiaino da caffè e mettetelo in un vassoio antiaderente o di silicone, spalmatelo fino ad ottenere dischi molto sottili, quasi trasparenti, aiutandovi con una piccola spatola. Cuoceteli nel forno preriscaldato a 180 gradi per cinque minuti e, una volta estratti, staccateli con la spatola e poneteli attorno al mattarello da cucina – a meno che non disponiate dell’apposito cilindro per tuiles – in modo da fargli prendere la caratteristica curvatura a tegola. L’operazione fa fatta in fretta altrimenti i dischi si induriscono e non è più possibile piegarli senza spezzarli. Dopo pochi minuti potete sfilarli dal mattarello. Se avevate a disposizione dell’ ottimo cacao, avrete ottenuto deliziose e croccanti tuiles. Nel caso non abbiate trovato l’aroma di fungo da aggiungere all’impasto, potrete , passando da Lione, fermarvi alla confetteria Mercier, dove Angélique, anonimamente, preparava i suoi cioccolatini. Tralasciamo il dettaglio di trovarci in Francia e abbiniamo un Barolo chinato.
(di Antonella Pina)