E’ davvero una scelta intrigante quella compiuta da Rupert Wyatt, regista de L’alba del pianeta delle scimmie (ennesimo film ispirato al romanzo del 1963 ‘La planète des singes’ di Pierre Boulle, che tanto ricorda il remake di 1999: conquista della Terra, terzo capitolo della saga del Pianeta delle scimmie).
Wyatt, infatti, si è affidato allo scozzese Patrick Doyle, o meglio Pat Doyle, il cui nome è tipicamente associato agli adattamenti shakespeariani di Kenneth Branagh, giacché ha composto la quasi totalità delle musiche per i suoi lavori teatrali e cinematografici (senza peraltro disdegnare l‘eredità di Williams per Harry Potter e il calice di fuoco, 2005). Doyle conobbe Branagh nel 1987, quando questi gli chiese di comporre la musica per La dodicesima notte. E deve aver fatto un bel lavoro, dato che in seguito Dolye è diventato Compositore e Direttore Musicale della Theatre Company (compagnia teatrale fondata da Branagh). Acclamate dalla critica sono le sue soundtrack per Enrico V (1989), che segna il suo debutto cinematografico, Dead Again (1991), Molto rumore per nulla (1993), Frankenstein di Mary Shelley (1994), Ragione e sentimento (1995, candidato ai Golden Globe e agli Oscar), Amleto (1996, per cui ha ottenuto una seconda nomination agli Oscar), Gosford Park (2001), Come vi piace (2006) e Sleuth (2007), nonché alcuni lavori più ‘commerciali’, quali Eragon (2006), Thor (2011) e quest’ultimo L’alba del pianeta delle scimmie.
Detto questo, la fusione della sensibilità musicale di Dolyle con le norme stilistiche americane ha prodotto una delle colonne sonore più interessanti del 2011, nel regno della musica da film. Questo score, infatti, ha una forte identità che rivela appieno le impronte digitali di Doyle in tutto le sue strutture. La strumentazione segue la via delle tipiche musiche di Elfman, mentre gli strumenti a fiato, a percussione, le percussioni esotiche ricordano i recenti lavori di Alexandre Desplat. Ma Doyle non si limita a questo, con il suo approccio intelligente crea uno score vivace, ricco di toni etnici, ma al tempo stesso elegante grazie all’inserimento di una voce femminile. A sorprendere, poi, ci pensano una serie di grugniti che richiamano volutamente i versi della scimmie ed effetti metallici che riproducono il tintinnio delle gabbie in cui sono racchiusi i primati protagonisti. Doyle come al solito non delude con i suoi costrutti melodici, a cui applica, con gusto, l’elettronica. Il suo senso del lirismo segna un ritorno ad un’età nuova delle colonne sonore, quella in cui è possibile sentire il compositore addentrarsi in nuovi territori pur rimanendo fedele alle sue radici melodiche. Se da una parte questo CD farà felici tutti quelli che sono rimasti impressionati dalla colonna sonora che Patrick Doyle ha scritto per Thor, dall’altra i puristi e gli amanti del Doyle più tradizionale (qui coperto in abbondanza da cumuli di strumenti esotici, toni sintetici e ritmi aggressivi) potrebbero rimanere scontenti.