Quando un regista europeo ha la grande occasione di girare un film a Hollywood sfruttando così la cambiale in bianco regalatagli dalla notorietà nel vecchio continente, spesso si finisce con l’assistere a un appiattimento passivo e coatto sui più abusati cliché del già visto e anche il più nitido dei talenti rischia la retrocessione nel limbo dell’anonimato di mestiere.
Non è certo il caso del 40enne danese Refn che, dopo aver diretto la trilogia di “Pusher”e il durissimo “Bronson”, con questo splendido “Drive” non solo ha meritatamente vinto il premio alla regia all’ultimo Cannes, ma anche dimostrato di poter mantenere negli USA tutta la propria autonomia creativa pur dirigendo un film di genere in tutto e per tutto made in USA. Incentrato sulla figura stralunata di uno stuntman part time che di giorno rischia la vita sui set e la notte guida macchine truccate al servizio di rapinatori e criminali, “Drive” usa gli stilemi un po’ frusti del genere cui appartiene per raccontare in modo innovativo e del tutto non americano i guasti della società e l’impossibilità del vivere normale senza che l’ombra cupa del crimine si affacci sulle vite di chi vorrebbe starne alla larga. Il tutto con un sapiente alternarsi di lentissime attese silenziose e momenti di violenza adrenalinica che scombina le carte in gioco creando un inedito effetto di straniamento capace di prendere in contropiede affascinandolo anche il più attrezzato degli spettatori. Da non perdere per nessuna ragione.
(di Guido Reverdito)
DRIVE
(Usa, 2011) di Nicolas Winding Refn, con Ryan Gosling, Carey Mulligan