Herzog, Fassbinder e Bellocchio… Le retrospettive del cinema America e della Cineteca Griffith continuano a scandagliare l’epoca d’oro del nuovo cinema tra gli anni ’60 e ’70, quello che dall’irruzione delle nouvelles vague in poi ha radicalmente trasformato in tutto il mondo la maniera di concepire e realizzare i film, tra moderno e post-moderno.
Nei mesi scorsi abbiamo visto film di Godard e Truffaut, della Nouvelle Vague e dell’ondata rock. Dal 27 settembre, lo sguardo si sposta invece sul cinema tedesco, attraverso due dei suoi massimi interpreti: Werner Herzog e Rainer W. Fassbinder. Di Herzog si vedranno due capolavori anni ’70 come L’enigma di Kaspar Houser (1974) e Aguirre furore di Dio (1972), con un Klaus Kinski spiritato nella parte di un conquistatore spagnolo che continua ossessivamente la sua impresa feroce e spietata, fino all’autodistruzione: film assolutamente imperdibile! Accanto, due opere della sua seconda fase, improntata a opere di maggiori ambizioni produttive: come Nosferatu (1978), un quasi-remake del film di Murnau che è anche un ripensamento con le radici più profonde del regista all’interno del cinema tedesco, oppure Fitzcarraldo (1982), dove i temi dell’avventura autodistruttiva e del confronto estremo con la Natura sfociano in una produzione più ricca ma non per questo più riconciliata. Due film, questi ultimi, ancora interpretati da Klaus Kinski, protagonista di un’accoppiata di interpretazioni strepitose: e per quanto riguarda Fitzcarraldo, si può sempre ricordare il capo indigeno, che vedendo il comportamento di Kinski sul set, si offre a Herzog per eliminarlo personalmente (l’episodio è testimoniato in Kinski – il mio nemico più caro).
Di Fassbinder, si vedranno invece film mitici come Querelle de Brest (1982), che difficilmente potrete vedere in tv su una rete nazionale, oppure il funereo Veronica Voss (1982), penultimo film del regista, girato in un malinconico e visionario bianco e nero, omaggio a un’ex-diva del Terzo Reich travolta dalla morfina. Ma di Fassbinder si potranno vedere anche due titoli particolarmente rari: La moglie del capostazione in versione originale sottotitolata, e soprattutto Selvaggina di passo (1973), splendido esempio della sua prima fase, attualmente uno dei film del regista attualmente più difficili a vedersi.
Herzog è ancor oggi uno dei registi più ostinatamente sperimentali e non riconciliati in circolazione, l’opera di Fassbinder resta forse la più traboccante di spunti vitali nella leggendaria stagione del cosiddetto nuovo cinema tedesco. Ma il terzo regista in calendario è addirittura quello che possiamo ritenere il maggior regista del cinema italiano di oggi: Marco Bellocchio, cui verrà dedicata un’intera giornata di omaggio il 25 ottobre. I quattro titoli in programma vanno dal folgorante film d’esordio (I pugni in tasca, 1965) a Nel nome del padre (1972), sul quale il regista è tornato ancora recentemente. Ma una raccomandazione particolare merita La Cina è vicina (1967), film ultimamente poco visto eppure tutto da riscoprire. E, quanto al quarto film in programma, Sbatti il mostro in prima pagina (1972), è assolutamente cult per l’interpretazione di Gian Maria Volonté, per il suo discorso alla moglie davanti alla televisione, per il nome profetico del quotidiano reazionario dove lavora, per la figura di La Russa che si intravvede in un comizio, ma soprattutto per la presenza nel cast di Massimo Patrone: tutti gli amici della Cineteca Griffith capiranno!