Mildred Pierce – Venezia 68


Mildred Pierce locandinaIl cinema classico hollywoodiano rivive in una miniserie televisiva presentata all’ultima mostra del cinema di Venezia.

Negli ultimi dieci o quindici anni le serie televisive hanno sempre avuto un maggiore spazio in riviste cinematografiche e ora vengono considerate da non pochi critici e appassionati come dei prodotti di uguale interesse ai film realizzati per il grande schermo.

A testimoniare questo non sono solo i successi dei vari Soprano o Lost, ma anche la trasmissione italiana più amata dai cinefili, Fuori orario: Cose (mai) viste di Enrico Ghezzi, la quale proprio in questi giorni manderà in onda la versione televisiva di 6 puntate de I misteri di Lisbona (2010) del regista cileno Raoul Ruiz.

Inoltre, ci sono stati alcuni singoli casi in cui il confine tra film cinematografico e televisivo è risultato piuttosto labile, basti pensare a opere come i tre Heimat di Edgar Reitz (1984, 1992, 2004) o a Berlin Alexanderplatz di Rainer Werner Fassbinder (1980), ma anche al fatto che uno dei migliori lavori di Ingmar Bergman sia stato girato sia in una versione cinematografica che in una televisiva, ovvero il capolavoro assoluto Fanny e Alexander (1982).

Un altro caso da citare è La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana (2003), film nato per la televisione, ma in realtà approdato a Cannes in Un Certain Regard, successivamente distribuito nelle sale e solo dopo trasmesso dal piccolo schermo.

Alla luce di tutto ciò, risulta comprensibile e giustificata la presenza fuori concorso al 68° Festival di Venezia di Mildred Pierce, miniserie di 5 puntate prodotta per la HBO con una squadra in buona parte proveniente dalla settima arte: il regista Todd Haynes; gli interpreti Kate Winslet, Guy Pearce, Melissa Leo, Evan Rachel Wood; il direttore della fotografia Edward Lachman.

Tratta dal romanzo omonimo di James M. Cain, l’opera racconta la storia di Mildred, una casalinga della borghesia statunitense degli anni ’30 che, dopo la separazione dal marito, dovrà crescere da sola due bambine e cercare lavoro in un contesto di piena crisi economica.

Inizialmente la protagonista avrà non poche difficoltà, che però riuscirà a superare aprendo un piccolo ristorante tutto suo. L’impresa avrà un grande successo, ma l’infelicità non si farà attendere, in quanto il rapporto con la figlia maggiore si rivelerà sempre più complicato e logorante.

Guardando il film risulta inevitabile fare un piccolo confronto con l’adattamento del 1945 di Micheal Curtiz intitolato Il romanzo di Mildred. Confronto in realtà quantomeno azzardato: per formato (l’opera di Curtiz è cinematografica, quella di Haynes è televisiva, quindi con tempi e durate totalmente differenti); per epoca e contesto (la Hollywood degli anni d’oro, la televisione del 2011); per toni (Il romanzo di Mildred ha delle venature noir, mentre Mildred Pierce è totalmente un melodramma).

I due film hanno solo un elemento veramente in comune: l’appartenenza, in qualche modo, al cinema classico.

Se per quanto riguarda l’opera di Curtiz l’affermazione è piuttosto scontata, non si può dire lo stesso per la miniserie di Haynes.
Eppure, l’opera procede in maniera davvero lineare, senza alcuna rottura dell’ordine cronologico, con una sceneggiatura dai dialoghi di ferro, una regia e un montaggio “invisibili”, subordinati alla narrazione, intenti soprattutto a coinvolgere lo spettatore alternando in continuazione momenti di pausa a scene-madri a forte tasso emozionale, come nella migliore tradizione hollywoodiana.

La tensione sessuale che attanaglia i protagonisti, la recitazione calcata, la fotografia dai colori caldi e la forte presenza della musica ricordano molto il melodramma classico, sul modello di Douglas Sirk.

D’altra parte Todd Haynes si era già fortemente ispirato al maestro hollywoodiano in Lontano dal paradiso (2002) – film non molto distante da Mildred Pierce – che era un chiarissimo omaggio a Secondo amore (1955) e, in parte, a Lo specchio della vita (1959).

Il risultato della serie è molto interessante nelle prime tre puntate (ciascuna di 60 minuti circa), in cui il dramma sociale si integra perfettamente con quello sentimentale, dove le ore scorrono velocemente e non sembrano eccessive nonostante una storia che, come Curtiz dimostrò, si può raccontare anche in tempi molto più brevi e stringati.

Le ultime due parti, invece, risultano un po’ stanche e prolisse dal punto di vista narrativo, tanto da far pensare che quattro puntate sarebbero bastate.

Probabilmente, è il melodramma in sé che, con i suoi toni volutamente sempre sopra le righe, non può avere una durata eccessivamente lunga senza correre il rischio di diventare un pomposo e noioso polpettone.

Si può affermare così che Mildred Pierce è una serie dalle grandi promesse mantenute solo in parte, un capolavoro mancato a causa di tempi non sempre gestiti alla perfezione.

Meritati comunque i due Emmy vinti il 18 settembre da Kate Winslet (miglior attrice in una miniserie) e Guy Pearce (miglior attore non protagonista in una miniserie). Molto bravi anche gli altri interpreti.

In Italia la serie andrà in onda dal 14 ottobre su Sky Cinema 1.

(di Juri Saitta)

Mildred Pierce
Regia: Todd Haynes
Cast: Kate Winslet, Guy Pearce, Evan Rachel Wood
Sceneggiatura: Todd Haynes, Jon Raymond,
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Miniserie Tv – Melodramma
Durata: 330 minuti circa (5 puntate)

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