L’universo femminile “digitalizzato” in uno psicodramma di 54 minuti: il prezzo della popolarità
Quando leggi la trama del film ti risulta difficile non incuriosirti e interrogarti sul motivo che ha spinto il regista G. De Stefano e la sceneggiatrice L. Rongoni a seguire la storia di Clara.
Ragazzina ventunenne, vive a Milano con la sorella e studia all’università. Non ancora raggiunta la maggiore età decide di posare per alcuni siti di porno e nonostante la disapprovazione dei genitori di crearne uno tutto suo, dal nome “Naked Army”, al fine di farne una vera e propria impresa commerciale. Protagonista della storia e delle inquadrature, è lei stessa con le sue esperienze, a condurre lo spettatore nella narrazione e a spiazzarlo di continuo tra ironia e serietà, tra frivolezza e impegno, tra gli anni che avanzano divorando i seguenti e annullando i passati.
Quattro anni che oscillano ripetutamente tra l’incoscienza dell’adolescente, la determinazione dell’essere donna e forse l’insicurezza o il sogno della bambina.
Un ritratto difficile da disegnare ma sapientemente tratteggiato con quella semplicità che incontra, inquadratura dopo inquadratura, accordo dopo accordo, tutta la complessità dell’universo femminile nell’attualità dell’era digitale. Laureata, sposata e complice perfetta del suo personaggio, Clara ammetterà solo negli ultimi minuti del film il perché del suo percorso: quella visibilità, popolarità e successo che l’ha portata seppur nell’imbarazzo della situazione ad essere ospite del Chiambretti Night.
Successo raggiunto, questa volta però con il volto celato dietro una mascherina.
Grazie alla grande disponibilità del regista e umanità della sceneggiatrice, in una breve chiaccherata, ho cercato di capire qualcosa di più di questa pellicola così originale e fuori dal comune.
Partiamo dal titolo…Perché Raunch girl?
G.D: Perché il termine raunch significa letteralmente atteggiamento ostentato, esplicito, volgare.
Com’è nata l’idea del soggetto e com’è stato possibile sapere di Clara?
G.D. Nel 2006 siamo venuti a sapere della storia di Clara grazie a una conoscenza. Una storia che poi abbiamo scoperto essere seguita da molti, ma noi volevamo darne un taglio particolare, un certo punto di vista che toccasse l’idea di uno psicodramma umano.
Qual’é stato l’atteggiamento della protagonista nei vostri confronti prima e dopo il film?
L.R. Quando ci siamo incontrati per presentarle la nostra idea lei era d’accordo e favorevole in quanto esibizionista. Poi, una volta visto la sua reazione non è stata più troppo positiva per due motivi: dal nostro lavoro si aspettava un’apologia sul suo personaggio, un ritratto che esaltasse la sua impresa. Poi perché attualmente è passata dall’essere esibizionista al burlesque, genere di spettacolo più artistico.
Il lavoro ha richiesto lunghi tempi di produzione?
G.D. Si, ci sono voluti due anni. È stato un percorso complesso, dai tempi sofferti. Abbiamo iniziato nel 2007 e finito a marzo del 2009 con un girato di 40 ore ambientate quasi tutte a Milano e un po a Bologna. È uscito tre mesi fa grazie alle case di Produzione e Distribuzione Sonne Film e Sarraz Pictures.
Qual’é il messaggio che vorreste lasciare allo spettatore?
L.R. Il nostro non vuol essere un lavoro sulla conoscenza personale e sul giudizio della protagonista quanto piuttosto una riflessione allargata sulla sua età, sull’universo femminile digitalizzato e quindi sulle sue nuove e velocissime forme di popolarità.
Quindi una funzione educativa e sociale del documentario?
G.D. Si, anche se credo che il genere documentario debba si far riflettere ma in modo non troppo didattico e introspettivo. Ad esempio io adoro i documentari musicali, uno tra i miei preferiti è Godfather’s And Son’s di Martin Scorsese. Questo per dirti che seppur riconoscendo al documentario il suo valore sociale non per forza deve essere noioso o pesante se aiutato da una forma televisiva, commerciale.
La vostra formazione cinematografica?
G.D. Lara è laureata al D.A.M.S di Bologna e io mi sono diplomato all’Accademia delle Belle Arti. Nel 2000 ho realizzato la prima produzione video e dal 2001 mi occupo di regia e montaggio di spot, videoclip, spot istituzionali e documentari per la televisione (RAI EDU-RAI SAT). Attualmente sono impegnato nella regia del documentario”Quando l’anarchia verrà” per “La storia siamo noi” (RAI). Insieme a Lara abbiamo fondato la casa di Produzione Sonne Film.
Ti posso dire che in generale, essere autori in Italia è proprio difficile.
Scusate la domanda, ma Clara non si è mai aperta con voi?
G.D. No, lei si è costruita un personaggio, ha deciso di indossare una maschera e di non toglierla per nessun motivo nell’arco del nostro lavoro.
Un po’ pensierosa guardo la loro splendida bambina e mi auguro con tutto il cuore che l’orologio delle generazioni torni indietro. Quando le mascherine di piume colorate si trovavano nel baule delle feste e si indossavano solo a Carnevale.
(di Chiara Accogli)
Raunch Girl,
(Italia, 2011)
Genere: Documentario
Soggetto e Sceneggiatura: Giangiacomo De Stefano e Lara Rongoni
Regia: Giangiacomo De Stefano
Durata: 54 minuti
Produzione e Distribuzione: Lara Rongoni per Sonne Film