Per realizzare la colonna sonora di The Social Network (film sulla nascita di Facebook), David Fincher si è rivolto a Trent Reznor (classe 1965), musicista, cantante, cantautore, compositore e produttore statunitense, nonché leader dei Nine Inch Nails, band rock-industrial.
Attualmente membro (anche) dei How to Destroy Angels, Reznor ha collaborato con diversi gruppi tra cui Option 30, Exotic Birds e Tapeworm. Nato a Mercer, in Pennsylvania, Reznor è quello che si definisce un vero talento, già all’età di tre anni, infatti, era in grado di suonare il pianoforte con grande maestria. Crescendo abbandona progressivamente il pianoforte per dedicarsi alla musica elettronica; inizia a suonare in diversi gruppi della scena underground di Cleveland e, in una di queste, incontra Chris Vrenna, batterista, che diventerà il suo amico più caro. Trova poi impiego negli studi Right Track, dove ha la possibilità di imparare le tecniche di registrazione, mixaggio, produzione e manipolazione sonora. Il primo incontro con il mondo delle colonne sonore ha luogo nel 2001, quando viene contattato da Mark Romanek per comporre la colonna sonora di One Hour Photo, ma alla fine il lavoro non viene utilizzato. Più fortunato, invece, sarà il 2010, anno in cui collabora con Atticus Ross (musicista, compositore, produttore discografico ed ingegnere del suono britannico) per la stesura della colonna sonora di The Social Network. Ogni frammento di questo score è pregno di atmosfere elettroniche.
L’ensemble è composto da tastiere e chitarre elettriche che riproducono rumori simili ad elettrodomestici in funzione. Pensate al suono di vagoni ferroviari che stridono, a martelli pneumatici in azione, a officine rumorose, ed ora immaginate questi suoni tutti insieme: un vero caos. Flusso musicale/narrativo e armonia sembrano concetti estranei a questi due artisti, perché non c’è nulla nello score che faccia pensare alla storia di un giovane miliardario ‘accidentale’, ad intrighi legali, conflitti interpersonali, né tantomeno alla vera protagonista dello script, ossia la tecnologia di facebook. I toni, poi, rimandano a quelli tipici degli anni ottanta, scelta quantomeno opinabile, visto che è stata creata ad hoc per l’innovazione online del XXI secolo! L’album, della durata di 66 minuti, è ridondante, senza spunti rilevanti, senza inizio, fine, suspense, e soprattutto senza senso. Questo score è un campionario di musica ‘ambient’ terribilmente elettronica, ma, piaccia o no, ha vinto il Golden Globe e il Premio Oscar come migliore colonna sonora. De gustibus…
(di Barbara Zorzoli)