Cinema Italiano 2010-2020: su chi contare? Steve della Casa crede nei giovani, nella commedia e pure nella TV.
Non succedeva da parecchio tempo che un decennio del cinema italiano si aprisse con toni non cupi. Naturalmente questo discende direttamente dal fatto che, per la prima volta dagli anni Settanta, i film italiani sono da quattro mesi stabilmente in testa agli incassi. Naturalmente i benpensanti hanno subito storto la bocca: si tratta di commedie, di film da ridere, di comici di origine televisiva. Tre elementi che discendono direttamente da un dio minore. Del resto basta rileggersi quanto i critici illuminati scrivevano sui film di Totò, di Sordi e degli altri talenti che venivano fuori dall’avanspettacolo.
Allora il demone era la rivista, questa volta la televisione: capaci entrambe di corrompere a tal modo chi era passato da quell’esperienza da segnare (agli occhi della critica impegnata) il loro futuro per sempre.
Invece io partirei proprio da questa realtà per capire cosa succederà nel prossimo decennio del cinema nazionale.
Intanto possiamo partire constatando che Albanese e Bisio non sono nessuno dei due di primo pelo. Hanno già provato a fare cinema, con alterne fortune. Adesso hanno avuto un successo strepitoso, forse anche dovuto al fatto che hanno affinato il loro modo di recitare ai tempi (più lunghi) che il cinema inevitabilmente richiede.
Soprattutto hanno trovato dei registi (Genovese, Miniero) che hanno quella capacità che fu di Mattoli e di Mastrocinque: intendere la regia come il fatto di mettere gli attori nelle migliori condizioni per far bene il proprio lavoro.
Mattoli e Mastrocinque, insieme a Steno e a qualcun altro, furono la fortuna di Totò. Genovese e Miniero (ai quali aggiungerei Gennaro Nunziante, il giovane e molto in gamba regista di Checco Zalone) possono essere la fortuna del nostro cinema che verrà.
Un’altra innovazione importante è quella portata da Fausto Brizzi e Marco Martani. Anche loro hanno firmato grandi successi e sono molto attivi. Hanno reinventato un modo di scrivere i film che potremmo definire “a gags intrecciate”.
Nel senso che nelle loro storie ci sono molte cose divertenti e insieme c’è una capacità notevole di far tornare insieme tutto quanto avviene. Da questo punto di vista Maschi contro femmine e Femmine contro maschi è un dittico esemplare, un esempio di altissimo artigianato. Potrebbero essere gli Age e Scarpelli del futuro. Sono giovani, intelligenti, ambiziosi.
Esiste poi un’altra linea di cinema italiano che va seguita con attenzione. E’ quella delle opere prime e seconde, tra le quali abbiamo visto negli ultimi tempi molte cose interessanti che, nel loro ordine di grandezza, si sono rivelati anche ottimi affari per
i produttori che hanno creduto in loro e li hanno fatti esordire. Penso a Michelangelo Frammartino, ad Aureliano Amadei, a Paola Randi. Penso ai fratelli De Serio, le cui Sette opere di misericordia si annuncia come uno degli esordi piu importanti di questi ultimi anni. Ma penso anche a Andrea Molaioli, a Claudio Cupellini, a Stefano Sollima che con i suo Romanzo criminale televisivo ha creato dal nulla uno dei pochi veri star system del giovane cinema italiano. Penso anche ai registi di Boris, che tutti e tre stanno firmando la versione cinematografica della loro straordinaria fiction e che hanno avuto la stessa identica capacità, quanto a creazione di star system.
Poi penso agli attori. Penso a Toni Servillo, che trasforma in un suo film tutto ciò che interpreta, penso a Kim Rossi Stuart, a Pierfrancesco Favino. Penso a Carolina Crescentini. A Isabella Ragonese, a Valentina Ludovini. Tutti questi nomi hanno raggiunto un grande successo e hanno in comune il fatto di non aver mai smesso di cercare nuove strade, nuove sfide.
Poi penso anche che fare un elenco abbia senso fino a un certo punto. E temo molto quando un lettore del futuro leggerà per caso queste note facendosi delle grasse risate sui nomi che ci sono e quelli che mancano. Diciamo allora che il decennio si apre comunque sotto un bel segno: tanti nomi nuovi, tante possibilità, e tanti spazi che si sono aperti. C’e un travaso tra fiction e cinema, proprio come avviene da tempo negli Stati Uniti. E bisogna anche considerare il fatto che i film americani sono crollati,
compreso il 3D che non si sopporta veramente più e compresi in cartoni con mostriciattoli vari anch’essi insopportabili. Quando si è allargato il mercato del cinema italiano, tipo negli anni Sessanta, i risultati si sono visti. Su questa speranza si affacciano al nuovo decennio.
Ah, dimenticavo una cosa che però mi sta parecchio a cuore. Il cinema italiano, con tutti i suoi difetti, e’ molto meglio della critica che ne scrive. Anche questo e’ da tenere presente.