Acquolina in bocca e negli occhi. Arriva un bastimento carico di film. Spettatori, il catalogo è questo.
Clint Eastwood gira J. Edgar, biopic su J. Edgar Hoover, per 50 anni capo dell’FBI, uomo di troppo potere, chiacchierato per (presunta?) omosessualità: da Mandela, santo laico di Invictus, a un laico difficilmente santificabile. L’eastwoodiano Paul Haggis (Crash, Nella valle di Elah) ha girato un action thriller, già uscito in America, The Next Three Days, con Russell Crowe insegnante di inglese che vuol far evadere la moglie ergastolana.
Tris d’assi: Cronenberg, Scorsese, Spielberg. In A Dangerous Method, Cronenberg mette insieme Jung (Michael Fassbender), Freud (Viggo Mortensen) e Sabina Spilrein (Kira Knightley), paziente nevrotica, allieva e amante di Jung, poi lei stessa analista in contatto epistolare con Freud. Temi più che cronenberghiani: carne! corpo! mente! parola! nevrosi! Martin Scorsese gira in 3D L’invenzione di Hugo Cabret dalla graphic novel di Brian Selznick (Mondadori): l’orfano Hugo incontra nella stazione di Parigi il mago del cinema Georges Méliès (Ben Kingsley) che sopravvive in un negozietto. Anche Spielberg usa il 3D per Le avventure di Tintin: Il segreto del liocorno, da un album a fumetti di Hergé: alla ricerca di una nave affondata e di un tesoro. Spielberg ha pronto War Horse, un giovane uomo e il suo cavallo mandato al fronte nella prima guerra mondiale, e prepara il fantascientifico Robopocalypse, con rivolta di robot ribelli. Christopher Nolan, dopo il contorto Inception, gira Batman 3. I gemelli Farrelly, in Hall Pass, con Owen Wilson, raccontano di mogli che offrono ai mariti una settimana di libertà.
Di Terrence Malick arrivano (forse) due film: il lungamente atteso The Tree of Life, con Sean Penn e Brad Pitt, è terminato da tempo, ma ha lasciato perplessi produttori e distributori; The Burial, con Ben Affleck, Javier Bardem e Rachel Weisz, è la storia di uno scrittore fallito con famiglia senza amore e tradimenti. Tim Burton illustra la macabra Famiglia Addams, in animazione. James Cameron torna agli abissi con The Dive e prepara Battle Angel, film su Alita, cyborg rottamata e salvata da Ido che le affida la missione di sconfiggere la morte.
I tre Anders(s)on. Wes Anderson non gira ma, bella notizia, produce la commedia svitata, con escort e detective, Squirrels to the Nuts del redivivo Peter Bogdanovich. Paul Thomas Anderson ha parecchi problemi con il film sulla nascita di Scientology, The Master, interprete Philip Seymour Hoffman. Lo svedese Andersson, con due esse, dopo Canzoni del secondo piano e You the Living, lavora alla terza parte della trilogia: «Un enorme, umoristico e tragico, filosofico film dostojevskiano». Titolo pensieroso: Una colomba posata su un ramo riflette sull’esistenza. Riecco il finlandese Aki Kaurismäki con Le Havre: il lustrascarpe Jean-Pierre Léaud protegge un piccolo rifugiato africano nella città-porto francese. Il diabolico e strabiliante danese Lars von Trier si dà alla fantascienza psicologica con Melancholia: un pianeta entra in collisione con la Terra, due sorelle, poche speranze, Charlotte Gainsburg, Kirsten Dunst, John Hurt, Charlotte Rampling. Il russo Alexandr Sokurov lavora a un Faust colto nella vita di ogni giorno, quarto ritratto della serie dei grandi dittatori, dopo Moloch Hitler, Taurus Lenin, Il Sole Hirohito. L’altro grandissimo russo, Alexei Gherman, ha finito, dopo otto anni, il fantascientifico La storia della strage di Arkanar, dal romanzo È difficile essere un dio dei fratelli Strugatski, autori del tarkovskiano Stalker. La piel que habito è il titolo del nuovo Almodóvar, un semi-horror con Antonio Banderas, perverso chirurgo estetico, che si vendica dello stupratore della figlia mentre tiene segregata in casa la moglie: «Una storia di terrore, ma senza grida né spavento».
Arrivano anche i nostri fratelli d’Italia. Attesissima l’accoppiata Habemus papam e This Must Be the Place. Il vaticanista Nanni Moretti racconta di un papa, Michel Piccoli, in crisi d’identità e in preda ai dubbi, assistito da uno psicanalista, lo stesso Moretti. L’americano Paolo Sorrentino segue un ricco divo del rock, Sean Penn, che si mette sulle tracce del nazista che ha ucciso suo padre. Nel cast Toni Servillo, Frances McDormand e Robert De Niro. Tanti altri registi italiani al lavoro. Michelangelo Frammartino, dopo il premiatissimo Le quattro volte, lavora a un film d’animazione su un bambino nell’Italia del riflusso tra fine settanta e primi anni ottanta. Si dice un gran bene di Corpo celeste, esordio di Alice Rohrwacher, sorella dell’attrice Alba. Bellocchio lavora a La monaca di Bobbio, XVII secolo, una nobildonna, Maya Sansa, costretta a farsi monaca, relazioni sessuali e omicidio. Il primo uomo di Gianni Amelio, girato tra Algeria e Francia, è tratto dal romanzo di Albert Camus, con Claudia Cardinale. E poi: Ruggine di Daniele Gaglianone, La scoperta dell’alba di Susanna Nicchiarelli (Cosmonauta), Terraferma di Emanuele Crialese, Il villaggio di cartone di Ermanno Olmi… E ancora dall’estero: Midnight in Paris di Woody Allen, Restless di Gus Van Sant, Délivrez-moi dei fratelli Dardenne, Cave of Forgotten Dreams di un Werner Herzog sorprendentemente in 3D, due film di Steven Soderbergh: lo spionistico Haywire e il catastrofico Contagion, On the Road di Walter Salles da Kerouac, la trilogia Millennium di David Fincher, Twixt Now and Sunrise di Francis Ford Coppola da Hawthorne, Vous n’avez encore rien vu di Alain Resnais. Basta, basta…
(di Bruno Fornara)
De Niro e Servillo nel nuovo film di Sorrentino? Il protagonista è Sean Penn, degli altri due nemmeno l’ombra! Signor Fornara, ma da dove prende le notizie?