The Social Network


The social networkSe Facebook diventa cinema
David Fincher (già autore di alcuni film di successo, tra cui Seven e Fight Club) riesce nell’impresa dimostratasi sovente impossibile di realizzare un bel film raccontando un episodio della vita di un personaggio pubblico della società contemporanea statunitense. The Social Network è infatti la storia “vera” del fondatore di Facebook, che corrisponde al nome di Mark Zuckerberg, il quale a ventisei anni è oggi considerato il più giovane miliardario del mondo.
Data la potenza economica e mediatica del giovanotto assunto come protagonista è facile immaginare quali e quanti siano stati i condizionamenti cui i produttori di The Social Network devono essere andati incontro sia in fase di scrittura che di realizzazione del film: difficoltà di fronte alle quali hanno sovente capitolato anche registi più importanti di Fincher (ad esempio, lo Scorsese di The aviator o l’Eastwood del secondo tempo della parte americana di Iwo Jima). Ma questo non sembra aver condizionato in (quasi) nulla The Social Network: e ciò nonostante la notorietà mondiale, se non proprio di Zuckerberg (di cui forse molti ignoravano il nome), sicuramente del suo “network”, nel quale da sei anni si sta quotidianamente rispecchiando più di mezzo miliardo di persone. La prima valutazione positiva a proposito del film di Fincher nasce, infatti, dalla constatazione che sin dall’inizio – dalla bella e lunga sequenza in campo-controcampo che precede i titoli di testa – lo spettatore tende fondamentalmente a disinteressarsi della corrispondenza o meno alla verità biografica dei fatti rappresentati, per seguire invece la vita e il comportamento dei personaggi, come se questi fossero nati direttamente sullo schermo. Come diceva già Aristotele, è un dato di fatto che, nell’arte, vale più una cosa verosimile e non vera, che una cosa vera ma non verosimile. E The Social Network ha indubbiamente il merito di raccontare una storia e mettere in scena dei personaggi che, anche se non si sa quanto siano veri, sicuramente sono verosimili e sovente coinvolgenti. L’ambientazione (tra Harvard e Stratford, poi in California) è sintetica e suggestiva, e i personaggi (almeno quelli maschili) sono sempre ben definiti: la tenacia “nerd” del protagonista, le fragilità emotive del suo amico e socio Eduardo, l’ottusa determinazione “sportiva” dei gemelli Winklevoss, la contagiosa “follia” di Sean Parker. Anche lo stesso computer (soggetto sempre poco cinematografico) sa diventare qui un personaggio, con il risultato che la vicenda raccontata diventa avvincente anche per chi non sa nulla di Facebook e dei suoi codici comunicativi. Tanto che, alla fine, le cose più convenzionali e meno interessanti del film risultano essere proprio quelle che sceneggiatura e regia vi hanno evidentemente introdotte allo scopo di renderlo spettacolarmente più intrigante. Vale a dire, non solo la struttura “poliziesca” offerta dagli interrogatori incrociati (comunque molto ben girati) cui Zuckerberg viene sottoposto nei due processi paralleli intentatagli dagli ex-amici e compagni di strada, quanto soprattutto quel fantasma del primo amore che il film porta infine sul monitor del protagonista, ormai ricco e solo. E’ questo l’equivalente della “rosebud” di Citizen Kane: una banalità forse narrativamente funzionale, ma di cui si sarebbe fatto volentieri a meno.

The Social Network
(Usa, 2010)

Regia: David Fincher – Sceneggiatura: Aaron Sorkin, dal libro Miliardari per caso di Ben Mezrich
Fotografia: Jeff Cronenweth – Musica: Trent Reznor e Atticus Ross
Scenografia: Donald Graham Burt
Montaggio: Kirk Baxter e Angus Wall.
Interpreti: Jesse Eisenberg (Mark Zuckerberg), Andrew Garfield (Eduardo Saverin), Brenda Song (Christie), Justin Timberlake (Sean Parker), Armie Hammer (Cameron  Winklevoss), Max Minglella (Divya Narendra), Rooney Mara (Erica Albright).
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Durata: due ore

Postato in Numero 91, Recensioni, Recensioni di Aldo Viganò.

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