A Villa Bombrini si stanno salvando i film dei cineamatori
Come salvare i film dei cineamatori genovesi? E come fare in modo che siano facilmente consultabili le immagini ormai “storiche” di Genova e della Liguria, girate dai vari Bruno Belfiore e Carlo Torre, Luigi Cassanello e Renato Mazzoli, Mario Ciampolini, Francesco Di Gioia, Claudio Serra, Alberto Schiaffino e tutti gli altri che è impossibile nominare qui? Da qualche tempo è partito il progetto di riversarli tutti in un archivio digitalizzato, operazione di cui si sta occupando Ugo Nuzzo con la Video Voyagers, che ha sede proprio presso la Film Commission regionale a villa Bombrini.
«Il problema – dice Nuzzo – è che non esiste una cultura della memoria, e quando anziani cineamatori muoiono sono proprio la moglie e i figli a gettare tutto nella spazzatura. Succede anche con strutture importanti, ad esempio con certe tv private che hanno gettato via archivi enormi, in cui c’erano trent’anni di immagini della Liguria. Io ho letteralmente raccolto dalla spazzatura moltissime pellicole, ad esempio 16 mm che documentavano tutta la storia di una Compagnia di navigazione che adesso non c’è più. E a un certo punto ho fatto l’investimento su un paio di macchine, proponendo ai cineamatori di digitalizzare i loro film finché eravano in tempo: quando la pellicola si deteriora troppo, ci vogliono infatti apparecchiature al laser costosissime».
Cosa c’è in questi film salvati?
«Innanzitutto c’è una Genova che è scomparsa e che sta continuando a scomparire, perché la trasformazione del paesaggio urbano è sempre più rapida. Al di là dei film del cineclub Fotovideo, mi arriva da ogni parte materiale sempre nuovo. Ho filmati sulle acciaierie quando ancora stavano facendo i riempimenti in mare. C’è un film di fantascienza girato a Genova negli anni ’50, col porto e i dischi volanti. Ci sono film su via Madre di Dio, sulla visita di Mussolini a Genova, sulla carrozzella col cavallo che era rimasta a piazza Acquaverde… Ho fatto anche un video che sto aggiornando, Generazione super-8, in cui oltre a mostrare brani di quei film ci sono interviste ai registi, che descrivono le loro tecniche. Con dettagli divertenti: c’era gente che per registrare il sonoro faceva buchi nei muri di casa, in modo da guardare il film proiettato nella stanza accanto, evitando il rumore del proiettore».
Lo scopo è quello di formare una sorta di cineteca, sia da fonti ufficiali che da privati, in modo che ci sia poi un vero e proprio archivio digitale a disposizione di chi ne ha bisogno. Come è accaduto, ad esempio, per Pietro Marcello e il suo La bocca del lupo.