Si accusa spesso il cinema italiano di svicolare dalla realtà di tutti i giorni cercando rifugio consolatorio nel pecoreccio della commedia più degradata o nel travestimento comico di ciò che si preferisce non raccontare. Quando poi, come nel caso di questa amara riflessione sulle conseguenze della disoccupazione e del disagio esistenziale provocato dalle angosce lavorative, un regista cerca di parlare del male di vivere sociale che è ormai il pianeta Italia, c’è chi subito storce il naso accusando di superficialità e faciloneria ogni tentativo di analisi sociologica in immagini.
Giunto al suo quarto film, Lucio Pellegrini racconta la storia di un gruppo di “soliti ignoti” riveduti e corretti ai giorni nostri che, imbestialiti per diverse ragioni contro l’assenza di una politica seria in materia di lavoro, decidono di sequestrare il ministro responsabile di questo vuoto endemico per coniugare l’impatto di un gesto di denuncia più che simbolico con il risarcimento pecuniario alla moglie di un amico vittima di un incidente sul lavoro. Ma inetti quali sono sbagliano bersaglio e rapiscono un innocuo sottosegretario, finendo così col trasformare il loro piano in una moderna versione della monicelliana pasta e fagioli.
(di Guido Reverdito)
Figli delle stelle
(Italia, 2010) di Lucio Pellegrini, con Pierfrancesco Favino, Fabio Volo