The Town


The TownTutta la vita in tre rapine
Sottolineava il trentottenne Ben Affleck in una recente intervista: «Faccio film per adulti e quindi cerco di raccontare verità che spesso sono complesse e ambigue». Una dichiarazione che può fare solo piacere a tutti gli spettatori cinematografici, tanto più perché si concretizza in un film che, lungi dall’accontentarsi di rivolgersi alla cerchia ristretta dei propri amici, sa raccontare una storia dall’ampio respiro spettacolare, abitata da personaggi che, proprio attraverso il loro agire sullo schermo, definiscono la propria realtà esistenziale: siano essi uomini e donne, giovani e adulti, tutori della legge o delinquenti.

E’ questa la grande eredità del cinema classico americano nella cui tradizione il regista Ben Affleck evidentemente s’iscrive – con The Town come con il precedente Gone Baby Gone (ottimo suo esordio nella regia) – non per banale o malinconica volontà d’imitazione, ma nella consapevolezza che soprattutto lavorando sulle strutture narrative di quello che si suole definire cinema di genere si è in grado di dare forma concreta alla verità e di raccontare in modo coinvolgente a tutto il pubblico (adulto o giovane che sia, purché disposto a vedere e ascoltare veramente ciò che accade sullo schermo) la complessità e l’ambiguità degli esseri umani a qualsiasi tempo essi appartengano. E’ questa classicità che ha indotto un po’ frettolosamente qualcuno a parlare di Affleck come di un nuovo Clint Eastwood: la direzione è quella, ma un regista come Affleck ha bisogno di essere lasciato crescere senza fretta, e così sicuramente migliorerà anche come attore. The Town è un film che parla di rapinatori e di poliziotti, di amicizia e d’amore, di padri e figli, della presenza implacabile del passato e del sogno di un futuro diverso. E lo fa attraverso un cinema che intorno a tre rapine messe in scena con molta adrenalina (una in banca, l’altra a un furgone portavalori, la terza allo stadio) sa usare in modo molto efficace lo spazio scenografico offerto dal quartiere popolare di Charlestown a Boston, dove Affleck ambienta anche sparatorie e forsennati inseguimenti in macchina. Un cinema, comunque, che non dimentica mai i personaggi, tutti molto concreti, ben definiti dalla recitazione di attori e ricchi di sfumature comportamentali: i due amici (Affleck e Jeremy Renner) cresciuti insieme nel quartiere come gli eroi dei film gangster degli anni Trenta, la giovane direttrice di banca (Rebecca Hall) di cui Affleck s’innamora, l’agente dell’Fbi tenace e un po’ ottuso (Jon Hamm), la ragazza appartenente a un passato che si vuole dimenticare (Blake Lively). Anche il terribile sorridente boss (Pete Postlethwaite) che organizza le rapine dal suo negozio di fiori e che appare solo in due scene, le quali sono però tra le più belle del film. Sospese in un clima di paura e di violenza psicologica, queste due scene testimoniano un talento registico d’alto livello, sotteso da una personale competenza stilistica che fa ben sperare nel nostro futuro di spettatori cinematografici.

The Town
Regia: Ben Affleck – soggetto: dall’omonimo romanzo di Chuck Hogan
Sceneggiatura: Ben Affleck, Aaron Stockard, Peter Craig
Fotografia: Robert Elswit
Musica: David Buckley e Harry Gregson-Williams
Scenografia: Sharon Seymour – montaggio: Dylan Tichenor
Interpreti: Bel Affleck (Doug MacRay), Rebecca Hall (Claire Keesey), Jon Hamm (Adam Frawley), Jeremy Renner (James “Jem” Coughlin), Blake Lively (Krista Coughlin), Titus Welliver (Dino Ciampa), Chris Cooper (Stephen MacRay), Pete Postlethwaite (Fergus “Fergie” Colm)
Distribuzione: Warner Bros
Durata: due ore e 3 minuti

Postato in Numero 90, Recensioni, Recensioni di Aldo Viganò.

I commenti sono chiusi.