Per il regista, sceneggiatore e produttore Christopher Nolan, Inception è, nemmeno a dirlo, un sogno diventato realtà. Nella trama, Leonardo DiCaprio è un ‘estrattore’, ossia un uomo che ruba segreti o idee di spionaggio aziendale dal subconscio di un’altra persona durante il sonno, o meglio, attraverso il sogno. Il terreno è dunque quello friabile della psiche umana.
Dal canto suo lo score, affidato ad Hans Zimmer, è estremamente coerente con la materia trattata. Ogni pezzo è sviluppato a lungo, tanto da consentire un prolungato mantenimento d’atmosfera. La sua identità primaria potrebbe essere identificato in un non precisato ‘tema del sogno’, con note armoniche di sicuro effetto (“Dream is Collapsing”, “Dream Within a Dream”, “Waiting for a Train”, “Paradox” e “Quantum”). Ma qualcosa non va come dovrebbe. Qual è dunque la ‘colpa’ di Zimmer? Quella di utilizzare in modo evidente la stessa tecnica di Barry: la ripetizione. Già, Zimmer è così ossessionato dai suoni ‘grandiosi’ da ripeterli più volte solo per assicurarsi che vengano colti dal pubblico. La natura sommessa della trama musicale e la mancanza di un’evoluzione spingono lo score verso territori musicali ‘sfocati’ alla Michael Nyman e in qualche punto alla Vangelis. Da ascoltare con attenzione “One simple Idea” e “Time”. Fa al caso vostro se amate il tocco ‘Zimmer’ (presente in quasi tutti i blockbuster dell’ultimo decennio), un tocco certo riuscito, che lui, ahimè, continua a rigurgitare senza sosta.
(Barbara Zorzoli)