Se siete lettori abituali di FILM D.O.C., avrete già notato alcuni cambiamenti, come la grafica e la presenza dei colori. Guardando meglio scoprirete anche che la rivista ha un nuovo direttore. Infatti, dopo diciotto anni e 88 numeri, Piero Pruzzo, in arte pip, ha lasciato la direzione di FILM D.O.C., la rivista che, noi liguri, abbiamo il privilegio di trovare in molte sale cinematografiche, in alcune librerie e in altri luoghi di aggregazione.
In ottantotto numeri e in diciotto anni devono essere accadute molte cose. Così siamo andati a trovare pip per parlare con lui di questa avventura.
Quando e perché è nata la rivista?
E’ nata nel 1993 per iniziativa dell’Agis ligure in accordo con la Regione Liguria. Mi venne proposto di curare una pubblicazione bimestrale mirata a diffondere i programmi delle sale d’essai e dei cineclub liguri.
E perché questa testata: FILM D.O.C.?
Pur sapendo di provocare un po’ di disappunto negli estimatori del buon vino, devo dire che il titolo non ha nulla di enologico. La sigla D.O.C. sta semplicemente per “di ottimo cinema”.
Una delle ragioni per cui la rivista si è sempre distinta da altre, ugualmente distribuite nei cinema, è il suo formato, che qualcuno potrebbe definire strano e un po’ obsoleto ma proprio per questo, a mio parere, bello e originale. Chi lo decise?
Quando la pubblicazione mi venne proposta il formato era stato già deciso. Con piacere scoprii che corrispondeva a quello di CINEMA, la rivista che dalla metà degli anni Trenta alla metà dei Cinquanta era stata un mito per almeno tre generazioni di italiani interessati al cinema, al suo linguaggio, alla sua evoluzione tecnica. Naturalmente i contenuti di FILM D.O.C. sarebbero stati altra cosa, ma almeno nell’impostazione della copertina e di qualche pagina il ricordo di CINEMA sarebbe visibilmente riaffiorato più volte.
Quindi in principio FILM D.O.C. era essenzialmente un
contenitore di programmi, poi la rivista è cambiata.
Sì, la fisionomia è andata mutando a causa del ridursi del numero dei cineclub e della conseguente crescita degli spazi disponibili per i testi. Nel frattempo aumentavano le proposte di collaborazione. Insieme a firme note del giornalismo cinematografico, la rivista ha preso ad ospitare giovani appassionati, magari freschi di laurea con tesi sul cinema. FILM D.O.C., dunque, anche come palestra per misurarsi con la stesura di articoli, interviste, rubriche.
E in più di un caso come trampolino di lancio verso testate di larga fama. A questo proposito, il mio grazie più sincero va ai collaboratori occasionali e a quelli straordinari per un contributo che ha visto saldarsi vecchie e nuove amicizie, spirito professionale e consapevolezza
del gioco. Se un risultato s’è raggiunto è proprio per merito di questa partecipazione di gruppo, comprendente, ben intenso, l’apporto diretto dell’ufficio AGIS di Genova.
Quindi nello svolgere il suo compito informativo, FILM
D.O.C. ha assolto anche una funzione culturale.
Non è presunzione riconoscere che è vero. Lo abbiamo fatto sia attraverso l’analisi di molti film di fresca uscita, sia con la rievocazione di film e personalità del passato.
E ciò nella convinzione che l’amore di cinema si nutre anche di stimoli a conoscerne la storia e a promuovere una coscienza critica. Sarebbe sconfortante se, proprio nell’epoca in cui la tecnologia consente da una parte il diffuso ripasso domestico d’un repertorio comunque
vasto e dall’altra l’impatto con i nuovi richiami spettacolari nelle sale, le pagine d’una rivista di cinema trascurassero, del cinema, la memoria storica e rinunciassero, anzi, a darle un senso, una prospettiva.
E’ stata una bella sfida!
Sì. E’ stata una sfida impegnativa, ma intanto la rivista è arrivata al numero 88: cinque numeri ogni anno. Senza dimenticare, naturalmente, i numeri speciali, come quelli su Pietro Germi, sul centenario del cinema, sul Sacro nel film. Una sfida impegnativa sì, ma anche amabile.
Cosa ti aspetti dal nuovo FILM D.O.C.?
Che possa mantenere la sua capacità di unire l’informazione ad una coscienza cinematografica. So di lasciare la rivista in buone mani e sono convinto che le mie aspettative saranno soddisfatte.
(Intervista di Antonella Pina)