Alice in Wonderland


Alice in WonderlandAlice è cresciuta, è una femme-enfant. Quale regista, se non Tim Burton, era il candidato ideale per metterne in luce (o meglio ombra) il lato oscuro? Ma se la missione di Burton, un po’ troppo irrigidito da mamma Disney, fallisce, non è lo stesso per la soundtrack, affidata, ça va sans dire, al fido Danny Elfman.

Elfman tesse una partitura da manuale, dove la parte del leone (a scapito di brani lunghi e artificiosi) la fanno i brani brevi e semplici, che a conti fatti si rivelano accessori al racconto (non sempre è un male). Il viaggio musicale procede di pari passo con il viaggio della ragazza, i cui punti più interessanti si ritrovano in tracce come “Down the Hole”, “Drink Me” e “Into the Garden”. Protagonista della score, dunque, non la musica ma Alice, resa in musica da archi e cori.

”Alice Theme”, infatti, è un brano dall’allure solenne. Non male per il tema dello Stregatto (“The Cheshire Cat”) e della Regina Bianca (“The White Queen”), entrambi semplici e dotati di un certo pathos. Parallelamente a questa Ost, viaggia la compilation “Almost Alice”. Quest’ultima, deve sì trovar posto nella collezione dei CD preferiti. Si tratta soprattutto di gruppi e solisti protagonisti della scena musicale contemporanea, tra cui spiccano i Franz Ferdinand (“The Lobster Quadrille”), Avril Lavigne (“Alice”) e i Tokio Hotel (“Strange”).

Un consiglio: non sarebbe male recuperare su youtube i videoclip della canzoni menzionate; in questo caso la commistione tra musica e immagini è davvero intensa.

(di Barbara Zorzoli)

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