Quattro leggende metropolitane per raccontare la Romania di Nicolae Ceausescu vent’anni dopo la sua condanna a morte e la sua fucilazione avvenuta il giorno di Natale del 1989. Quattro episodi (ma al festival di Cannes ne fu presentato uno in più) scritti da Cristian Mungiu (noto soprattutto per Quattro mesi, tre settimane e due giorni sul tema dell’aborto) pensando alla commedia all’italiana, con la quale il film – messo in scena da un pool di registi – condivide non tanto lo stile cinematografico, quanto l’intento satirico nei confronti di un’umanità fortemente condizionata dal clima sociale nel contesto del quale essa si trova a vivere.
Il bersaglio è, ovviamente, il rapporto tra l’individuo e il regime comunista. In La leggenda della visita ufficiale, un intero villaggio viene coinvolto nei preparativi per la degna accoglienza a un uomo di governo e in La leggenda del fotografo di partito entrano in scena la stampa e l’(auto)censura, con il direttore di un giornale che vuole nobilitare la presenza di Ceausescu al fianco del presidente francese Giscard d’Estaing, ma che, a causa della fretta che fa a chi è incaricato di ritoccarne la foto, riesce solo a combinare un grande pasticcio. Più intimi sono invece La leggenda del poliziotto ingordo e La leggenda del camionista di pollame, con la famiglia di un tutore dell’ordine alle prese con l’uccisione di un maiale ottenuto illegalmente e con un trasportatore che scopre la possibilità di usare le uova deposte dalle galline durante il viaggio come mezzo per corteggiare la proprietaria del ristorante dove è solito fermarsi.
Il film è tutto in questi piccoli bozzetti, messi in scena con delicatezza e con meticolosa cura per ambientazioni e recitazione, ma anche senza grandi ambizioni di alzarne il tono al di sopra del semplice fatto raccontato e farne metafora di una condizione umana. Ciò che ne sortisce è un’operina semplice, piacevole e gentile che, forse, se fosse stata realizzata in presa diretta al tempo del regime di Ceausescu sarebbe stata anche graffiante; mentre oggi, con la tranquillizzante distanza offerta dal passato storico, riesce tuttalpiù a fare sorridere su come eravamo.
Racconti dell’età dell’oro
(Amintiri din Epoca de Aur, Romania – Francia, 2009)
Regia: Hanno Höfer, Cristian Mungiu, Constantin Popescu, Ioana Uricaru, Razvan Marculescu
Sceneggiatura: Cristian Mungiu
Fotografia: Liviu Marghidan, Oleg Mutu, Alexandru Sterian
Musica: Hanno Höfer, Laco Jimi
Scenografia: Cezara Armasi, Mihaela Poenaru, Dana Istrate, Simona Pădureţu
Costumi: Dana Istrate, Brânduşa Ioan, Luminiţa Mihai, Ana Ioneci
Montaggio: Dana Bunescu, Ioana Uricaru, Theodora Penciu.
Interpreti: Alexandru Potocean (Segretario), Teodor Corban (Sindaco), Emanuel Parvu (Ispettore del partito); Avram Birau (Fotografo), Paul Dunca (Assistente del fotografo); Ion Sapdaru (Agene Alexa), Virginia Mirea (sua moglie); Vlad Ivanov (Grigore), Tania Popa (Camelia).
Distribuzione: Archibald Enterprise Film
Durata: un’ora e 40 minuti
(di Aldo Viganò)