Il serial televisivo di successo (duecentodue episodi in nove stagioni) si è concluso sei anni fa, lasciando dietro di sé anche un film (Fight the Future, 1998), ma alla Fox hanno deciso di scommettere ancora sul revival cinematografico di X – Files, facendo le cose in grande e puntando sul recupero delle sue matrici figurative originali: ricostituire la coppia composta da David Duchovny e Gillian Anderson e farla agire nel paesaggio innevato di Vancouver, da cui, nel mezzo del cammino di sua vita, il serial era stato spodestato per i più confortevoli studios di Los Angeles.
Il tono rimane lo stesso e così anche l’impianto narrativo dal taglio essenzialmente televisivo, ma ora i due celebri agenti dell’Fbi, richiamati loro malgrado in servizio, non hanno più a che fare con gli alieni, bensì con una banda di mafiosi russi che rapiscono e uccidono giovani fanciulle per dare nuova vita con i loro organi e le loro linfe vitali a un capo ridotto in modo alquanto malconcio da un incidente di percorso criminale. Un Frankenstein etnico e a suo modo politico, quindi; anche se costruito in forma di thriller orrorifico, che salvaguarda la vocazione al soprannaturale del serial soprattutto attraverso la presenza di un prete pedofilo e paragnostico, al quale la polizia decide con molta titubanza di affidarsi, per non continuare a brancolare nel buio.
E Fox Mulder e Dana Scully (alias Duchovny e Anderson) come c’entrano in questo pasticcio fanta-politico-scientifico? Lui viene richiamato in servizio per fare da tramite tra il poco affidabile ecclesiastico e gli investigatori; lei, pur facendosi pregare, cede infine alle insistenze (e al conservato fascino?) del suo antico compagno, abbandonando almeno per un poco il laboratorio di ricerca in cui si era rifugiata. Un po’ lento a mettersi in moto e alquanto farraginoso nel suo sviluppo, il meccanismo narrativo si svolge poi secondo le aspettative. Vale a dire: schermaglie con sottinteso amoroso tra la coppia protagonista; inseguimenti e incidenti in macchina su strade ghiacciate; ambiguità di giudizio sul prete dalla candida criniera, condannato per i suoi trascorsi pedofili, ma assolto come veggente che lacrima sangue; atmosfere orrorifiche nelle notti trascorse sul candido manto nevoso; sino all’inevitabile resa dei conti finali nell’antro dell’orco russo, dove un Frankestein in camice bianco sta portando a termine le sue mortali trasfusioni, intese a dar vita a una Creatura niente affatto innocente. Grande professionalità tecnica, ma scarsa invenzione artistica.
Ambientazione interessante per una storia sin troppo risaputa e con attori e personaggi inesorabilmente ingessati dai lifting e dalla schematica conservazione dei ruoli. Se piacerà ai fans del serial, c’è da scommettere che Steve Carter sfornerà ben presto il sequel cui vengono qui lasciate aperte le porte. In caso contrario, resterà davvero ben poco da ricordare, oltre il sublime splendore del paesaggio canadese e, forse, qualche tratto del personaggio di Padre Joseph Crissman, cui Billy Connolly riesce a dare una pregevole ambiguità, che la sceneggiatura e la regia di Carter non hanno però il coraggio di portare sino in fondo.
X – FILES 2: VOGLIO CREDERCI
The X – Files. I Want To Believe, Usa – Canada, 2008)
Regia: Chris Carter
Sceneggiatura: Franz Spotnitz e Chris Carter
Fotografia: Bill Roe
Scenografia: Mark S. Freeborn
Costumi: Lisa Tomczeszyn
Montaggio: Richard A. Harris
Interpreti: David Duchovny (Fox Mulder), Gillian Anderson (Dr.ssa Dana Scully), Amanda Peet (Dakota Whitney), Billy Connolly (Padre Joseph Crissman), Xzibit (Agente Mosley Drummy), Mitch Pileggi (Walter Skiller), Callum Keith Rennie (Janke Dacyshyn), Adam Godley (Padre Ybarra).
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata un’ora e 44 minuti
(di Aldo Viganò)