Riecco la classe operaia! Se si deve credere a quello che accade sullo schermo, nell’ultimo secolo le condizioni di lavoro dei metalmeccanici sono rimaste in fin dei conti sempre le stesse: ore da trascorrere davanti a macchine sporche di grasso e mai completamente sicure, il potere aziendale che si esprime attraverso l’arroganza dei caporeparto, costante rischio di perdere una parte del proprio corpo alla minima distrazione, solidarietà di classe che tende, però, a emarginare ogni atteggiamento individualistico.
Interessante; ma si capisce quasi subito che questa ambientazione è solo lo sfondo di un film che di fatto parla d’altro. Infatti, il protagonista di The Machinist è sì un operaio che lavora in un’azienda metalmeccanica, malvisto dal caporeparto e responsabile con la sua distrazione di un grave incidente a un collega; ma il centro narrativo del film non è questo. I problemi di cui soffre Trevor Reznik, operaio selvatico e dolente, sempre sopraffatto dai sensi di colpa, paurosamente propenso a una visione allucinatoria del mondo, sono di natura squisitamente psicologica.
Come il film mette in chiaro sin dalla prima sequenza, egli è un paranoico che soffre di sdoppiamento della personalità, con evidenti tentazioni omicide. Causa del suo lavoro stressante e mal pagato? Per un po’ si ha l’impressione che così potrebbe essere e ci si interessa al film anche in attesa di vederne gli sviluppi narrativi; ma poi tutto viene spiegato in modo sin troppo semplice e “qualunque”. Il motivo per cui Trevor vive in un proprio inferno personale (reso esplicito nella scena del luna-park), non dorme più e s’aggira come uno zombie in fabbrica, come nella sua lercia camera in affitto o nelle livide notti di una città indefinita, è tale da poter appartenere a tutti gli esseri umani in quanto tali, indipendemente dalla loro condizione sociale, dal tempo e dl luogo in cui si trovano a vivere,anche dalle specifiche definizioni biologiche.
Quando aveva ancora i capelli e pesava parecchi chili in più,Trevor travolse con la sua auto due pedoni (una madre con bambino) e si diede alla fuga. Da allora, non dorme più e dimagrisce a vista d’occhio, cerca inutilmente di rilassarsi fequentando assiduamente una prostituta, vive di allucinazioni ora orrorifiche (il sangue che cola dal suo frigorifero), ora riparatorie (la storia quasi amorosa con i fantasma delle sue vittime) e ora costruite come un’immagine allo specchio (l’ossessiva presenza di un perfido e ghignante alter-ego).
La metafora è sempre dietro a ogni inquadratura, l’intellettualismo guida ogni raccordo di montaggio. E, dentro a questo involucro allucinatorio, il regista Brad Anderson (Session 9) dissolve nella genericità del thirller psicologico la curiosità della propria ambientazione sociale e figurativa, consegnando allo schermo quasi esclusivamente un esercizio di stile, alquanto arzigogolato e sovente arbitrario, che alla fine sa restituire allo spettatore solo la positività delle prestazioni attoriali. Sono gli attori, infatti, che in ultima istanza tengono insieme il film e restituiscono un po’ di autenticità a un assunto narrativo tutto cerebrale.
A cominciare da Chriustian Bale (ricordate il ragazzino dello spielberghiano Impero del sole?) sino a Jennifer Jason Leigh che nel ruolo della prostituta dimette finalmente la tendenza a esibire l’esteriorità di una recitazione nevrotica, passando anche attraverso le interessanti prove degli interpreti provenienti dalla eccentrica matrice produttiva spagnola, con in primo piano Aitana Sanchez-Gijon.
L’uomo senza sonno
(The Machinist – Spagna, 2003)
Regia: Brad Anderson
Sceneggiatura: Scott Kosar
Fotografia: Xavi Giménez e Charlie Jiminez
Musica: Roque Baños
Scenografia: Alain Bainee
Costumi: Maribel Pérez
Montaggio: Luis De La Madrid
Interpreti: Christian Bale (Trevor Reznik), Jennifer Jason Leigh (Stevie), Aitana Sánchez-Gijón (Marie), John Sharian (Ivan), Michael Ironside (Miller), Larry Gilliard Jr. (Jackson), Reg E. Cathey (Jones), Anna Massey (Mrs. Shrike), Matthew Romero Moore (Nicholas), Robert Long (Furman)
Distribuzione: Nexo
Durata: 90 minuti